Durante il periodo di lockdown imposto per contenere la pandemia di COVID-19, molte donne hanno vissuto situazioni difficili a causa della violenza domestica. In Umbria, il fenomeno è emerso chiaramente quando, tra il 15 aprile 2020, più di 2867 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re. La provincia di Orvieto non è stata immune a questa tendenza, riflettendo un problema nazionale amplificato dalla chiusura forzata.
Un aumento preoccupante delle segnalazioni
I dati riportati evidenziano un aumento marcato delle richieste di aiuto. La pandemia ha infatti costretto molte vittime a vivere permanentemente con i propri aguzzini, senza possibilità di fuga. I centri antiviolenza D.i.Re hanno svolto un ruolo fondamentale nell'analisi e nel supporto delle situazioni più critiche, adattandosi velocemente alle nuove modalità operative imposte dalla situazione sanitaria.
Misure di supporto adottate
I centri hanno implementato nuove forme di assistenza telematica e telefonica, garantendo ascolto e supporto ininterrotti alle donne in difficoltà. Parallelamente, sono stati attivati percorsi di sensibilizzazione attraverso campagne online per incoraggiare le vittime a chiedere aiuto senza paura. Le autorità locali hanno collaborato strettamente con le organizzazioni per assicurare risposte rapide e protettive.
Le sfide future
Guardando al futuro, uno dei compiti principali sarà quello di rafforzare infrastrutture e risorse per far fronte al perdurare di situazioni di violenza domestica. Le limitazioni economiche imposte dalla crisi sanitaria hanno esacerbato le vulnerabilità già esistenti e richiesto strategie nuove e più efficaci per garantire una protezione continua per le vittime.